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Tech issues: le tendenze che segneranno i prossimi mesi

Facciamo un po’ il punto sull’importanza della protezione dei dati e della privacy soprattutto nei prossimi mesi.

Nessuno aveva previsto due anni così. Alla fine del 2019 in Italia si discuteva di stagnazione della crescita. Ci aspettavamo che in Europa a monopolizzare i titoli dei giornali fosse la Brexit. Oppure che le notizie riguardassero il Giappone che si preparava ad aprire le sue porte al mondo, in vista delle Olimpiadi estive.

E invece è arrivato il Covid-19.

Proprio l’Italia è stata il primo Paese occidentale a subire l’impatto del coronavirus – inizialmente descritto come una misteriosa influenza che circolava in Cina – che in pochi mesi sarebbe arrivato a paralizzare l’intera economia globale. Milioni di professionisti si sono trovati nella condizione di non poter lavorare. Oltre 1,5 milioni di persone hanno perso la vita. Molti di noi si sono chiusi in casa e ancora oggi seguono quello che sta succedendo intorno a loro attraverso lo schermo di un computer.

Il 2020 ha messo alla prova la nostra resilienza, obbligando il mondo a cambiare improvvisamente il suo modo di vivere e di lavorare. Ora, mentre speriamo nei vaccini, affrontiamo una nuova sfida: dobbiamo decidere che genere di società post-pandemica vogliamo costruire, per noi e per le prossime generazioni.

Descriviamo alcuni dei trend che ci riguardano più da vicino:

La protezione dei dati assume più importanza

La protezione dei dati assume sempre più rilevanza. Le rigide leggi sulla protezione dei dati sono state a lungo viste da alcune compagnie come uno svantaggio per i loro modelli di business digitali. Per gli utenti, invece, la questione è cresciuta di importanza fino agli ultimi, importanti passi normativi compiuti in sede comunitaria. Per esempio l’introduzione del GDPR. A dare la dimensione di quanto le questioni della privacy e della cyber security siano centrali, c’è il dibattito sull’app di tracciamento per il coronavirus – Immuni. Durante il dibattito la protezione dei dati e la trasparenza nel loro trattamento sono emerse come condizioni necessarie per il possibile successo dell’applicazione digitale.

Prima del rilascio dell’app, un’indagine realizzata dall’Osservatorio Data Protection di House of Data Imperiali ha evidenziato come la protezione dei dati sanitari e la capacità del sistema pubblico di proteggerli fossero in cima alle preoccupazioni degli esperti. Mentre il Garante Privacy, che pure ha autorizzato il ministero della Salute ad avviare il trattamento dei dati in questione ritenendolo proporzionato, ha comunque ritenuto di dare una serie di misure volte a rafforzare la sicurezza dei dati delle persone che utilizzano l’app.

Tutto ciò, al di là di alcune critiche ancora in atto, ha innalzato l’attenzione dei cittadini. Questo ci fa intendere il bisogno di security by design (sicurezza sin dalla fase di progettazione) e un corretto bilanciamento tra diritti e sicurezza siano ormai considerati primari in ogni ambito e costituiscano una sfida alla quale nessun Paese può sottrarsi.

La didattica non sarà più la stessa

Dall’inizio di marzo, stando ai dati di Google Trends, si è assistito a un’impennata globale dell’interesse per l’e-learning. In poche settimane la frequenza delle ricerche in rete è triplicata rispetto a gennaio. Non ha fatto eccezione l’Italia, dove l’attenzione per la didattica a distanza è aumentata in breve tempo con andamento quasi verticale: nelle due settimane dal 23 febbraio al 14 marzo l’interesse di ricerca è cresciuto di oltre 20 volte.

La pandemia ha così portato sotto gli occhi di tutti un fenomeno già di per sé in netta crescita: gli investimenti nel settore, riferisce il World Economic Forum, sono stati nel 2019 pari a 18,66 miliardi di dollari e il mercato mondiale dovrebbe raggiungere entro il 2025 i 350 miliardi.

Cloud, smartphone a prezzi contenuti e connessioni sempre più velocispiega Global Market Insight, sono i fattori abilitanti di una evoluzione che ha tra le sue tendenze più evidenti la personalizzazione, la modularizzazione di corsi brevi e la possibilità di fruizione della cultura in movimento.

Nell’emergenza si è assistito soprattutto a una corsa allo streaming, con l’ingresso sul campo dei sistemi di videoconferenza. Si tratta però soltanto della punta di un iceberg la cui base è fatta di formazione continua, aperta, asincrona e fruibile attraverso le piattaforme. Possiamo parlare di sdoganamento, commenta intanto il professor Mauro Calise, direttore del progetto Federica Weblearning dell’Università Federico II di Napoli, osservando che:

tutti i docenti hanno dovuto buttarsi nell’acqua digitale e incominciare a nuotare.

Per gli atenei proseguire lungo questo percorso vorrebbe ora dire abbattere i costi, ma anche entrare in una dimensione di competizione internazionale tutta da definire. Per la scuola dell’obbligo resta invece il limite dato dalla necessità di interazione tra docenti e studenti, ma anche qui c’è spazio di crescita.

L’agricoltura punta sulla semplificazione digitale

Già lo scorso anno l’Agricoltura 4.0 italiana ha visto il suo giro d’affari espandersi in maniera decisa grazie al traino dato da sistemi di monitoraggio, software gestionali e macchinari interconnessi. La crescita è stata del 22% e ha portato il mercato delle soluzioni innovative per il comparto agricolo a valere 450 milioni di euro.

I primi dati del 2020 testimoniano come la trasformazione dei processi imposta dalla pandemia abbia dato un’ulteriore spinta alla trasformazione digitale. In particolare per quanto riguarda la valorizzazione dei dati, con benefici nella gestione degli aspetti burocratici e di quelli decisionali. Banche dati e registri digitali hanno visto gli accessi impennarsi in marzo. Un caso emblematico è quello del Quaderno di Campagna, strumento utilizzato per annotare i trattamenti fitosanitari, i cui utenti nel primo mese della pandemia sono aumentati del 233%.

La sburocratizzazione

Il tema gigantesco è quello della sburocratizzazione, conferma Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood, segnalando come la tracciabilità digitale consenta di evidenziare il lavoro fatto sul fronte della sostenibilità, ma anche di rendere più fluidi i flussi commerciali.

Se riesco a rendere automaticamente disponibili i dati il processo si velocizza – sintetizza – e si riducono i fattori di blocco dell’export.

Gli operatori, intanto, iniziano a confrontarsi su quella che potrebbe essere la via italiana al cyberfood.

Coldiretti ha lanciato un manifesto in sei punti per la creazione di un piano nazionale che metta al centro la transizione digitale, il supporto alle decisioni degli agricoltori, la consapevolezza dei consumatori, i modelli economici innovativi, lo sviluppo dei canali di vendita online e quello di brevetti basati su standard Made in Italy. Mentre Cia – Agricoltori Italiani ha spronato il settore a rendersi protagonista delle nuove sfide lanciate dalla Ue con il Green Deal, che punta a fare dell’Europa il primo continente a impatto zero sul clima, operando un cambio di passo e di approccio.

Vendite online: la spinta decisiva

L’isolamento forzato dettato dal coronavirus, unito al lockdown, ha fatto sì che molti consumatori provassero per la prima volta i vantaggi dell’e-commerce, scoprendo che questa modalità è più semplice di quanto pensassero, a volte più economica e che in generale funziona.

Secondo le stime di Netcomm, da inizio anno a metà aprile i nuovi consumatori online italiani sono stati 2 milioni, di cui 1,3 milioni da attribuire all’emergenza sanitaria: un fenomeno in grado di accelerare la transizione verso il digitale di 10 anni.

Secondo il presidente del consorzio, Roberto Liscia, a cambiare in tempi record sono state soprattutto le modalità di spedizione e di consegna. A partire dal click&collect, cioè la possibilità di ordinare online un prodotto e di ritirarlo in negozio, che ha registrato nelle prime settimane della pandemia una crescita del +349%.

A tirare le somme al termine della pandemia è quindi Forrester, che segnala come il 40% degli italiani acquisti online molto di più che in passato. Soprattutto, il 24% intende continuare a fare shopping in rete anche dopo l’emergenza.

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Se i consumatori sono cambiati è però tempo che cambino anche le aziende.

Rispetto al passato è maturata una definitiva consapevolezza dei limiti fino a oggi imposti dalle operations. Ed è grazie a questa consapevolezza che stanno prendendo forma nuove strategie, finalmente caratterizzate da impegno e risorse adeguati a sostenere una crescita strutturale del canale e-commerce nei prossimi anni, afferma Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm del Politecnico di Milano, assicurando che ci sono tutti i presupposti per gettare le fondamenta di un progetto di sviluppo sostenibile di questo settore online, con due punti di attenzione: l’ottimizzazione delle operations e la riorganizzazione aziendale. 

Nel frattempo, le prime settimane di giugno hanno visto due big investire su questo canale di vendita: Campari acquisendo il 49% dell’enoteca digitale di Tannico, Parmalat aprendo il suo primo portale di e-commerce B2C.

Stanno prendendo forma nuove strategie, finalmente caratterizzate da impegno e risorse adeguati a sostenere una crescita strutturale del canale.

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